Le Rece! Come un delfino di Gianluca Pirozzi

IN SINTESI Come un delfino è un romanzo lungo ma scorrevole che si legge con piacere, sostenuto da una prosa elegante e da un accurato approfondimento psicologico della vita interiore del protagonista. Attraverso l’occhio di Vanni, che seguiamo dall’infanzia fino all’età adulta, Pirozzi tratta con maestria tematiche universali, come il rapporto con i genitori e i fratelli, la ricerca di un proprio posto nel mondo e la lotta contro grandi e piccole ansie e preoccupazioni quotidiane. Inoltre, affronta con sensibilità e rispetto argomenti più specificatamente LGBT, come l’accettazione di sé e la possibilità di diventare genitori attraverso la maternità surrogata.

RECENSIONE DEL ROMANZO “COME UN DELFINO” DI GIANLUCA PIROZZI

Come un delfino, pubblicato il 30 novembre 2019, è un romanzo di Gianluca Pirozzi, edito L’Erudita – Giulio Perrone Editore.

In particolare, si tratta del suo primo romanzo, avendo all’attivo tre raccolte di racconti: Storie liquide (2010), Nell’altro (2012) e Nomi di donna (2016), pubblicato in Spagna nel 2018 col titolo Nombres de mujer.

Copertina Come un delfino Gianluca Pirozzi

Come un delfino è un libro elegante a livello stilistico, pur mantenendosi scorrevole e di facile lettura. Un suo punto di forza è quello di scavare in modo approfondito nella psicologia del protagonista, analizzandone le insicurezze, i desideri e i dolori, quindi permettendo al lettore di empatizzare pienamente con lui.

Il romanzo si articola in quattro parti, ognuna delle quali racconta la storia del protagonista, Giovanni detto Vanni, in un distinto periodo della sua vita.

Entrando nello specifico, nella prima parte conosciamo il piccolo Vanni, che negli anni Sessanta vive a Napoli all’interno di una famiglia piuttosto facoltosa: il padre è uno scultore famoso e professore dell’Accademia di Belle Arti, mentre la madre è una traduttrice. A completare il quadro familiare vi sono un’amorevole e colta nonna, un fratello più piccolo di qualche anno e successivamente anche una sorellina. Dall’esterno i cinque – e in seguito sei – appaiono come una famiglia felice, ma nella realtà tutti sono succubi dell’umore scontroso del padre, che non la scusa dell’essere il classico artista tormentato non cerca di regolare le proprie azioni e le proprie parole, finendo spesso col ferire i sentimenti della moglie e dei figli. Pertanto, nonostante una madre e una nonna affettuose e un fratellino compagno di giochi e di avventure, Vanni cresce sentendosi fuori posto, senza una chiara identità, sempre all’ombra di un padre famoso e irascibile, presente fisicamente eppure incapace di offrire quell’amore e quell’accettazione di cui Vanni avrebbe bisogno, soprattutto durante l’adolescenza, quando si rende conto di essere attratto dai ragazzi.

Il rapporto col padre ritengo essere il meglio sviluppato, anche a livello di emozioni che mi ha trasmesso, perché si tratta di un rapporto di amore-odio viscerale che resterà una costante nella vita di Vanni, come un tassello irrisolto del suo mondo interiore.

Quando sei appena un bambino e vedi arrivare tuo padre, lo senti che urla frasi incomprensibili contro tua madre e, subito dopo, contro tua nonna, quando poi a queste grida segue uno scalpiccio come di passi di un segugio che sta per stanare la sua preda, quando finalmente tuo padre è lì, lì proprio dove ti trovi tu, non capisci cosa, ma sai che sta per accadere qualcosa.

Anche il legame col fratellino Maso è approfondito e toccante, seppure quello reale sia relegato alla prima fase della vita di Vanni, dal momento che un incidente ne causerà la morte prematura. Maso resterà come una presenza silenziosa per tutta la sua vita, e, assieme alla complessa relazione col padre, sarà artefice delle sue continue insicurezze e ansie.

La seconda parte del romanzo si apre con un Vanni ventenne che studia a Roma e vive le sue prime relazioni sentimentali omosessuali, grazie al supporto e ai consigli dello psicologo Bruno, figura che mi ha ispirato immediata simpatia, anche se si tratta di un personaggio secondario. Gli uomini a cui Vanni si lega sono per lui destabilizzanti, in quanto col loro comportamento non riescono a farlo sentire pienamente capito e amato.

L’incontro col giornalista spagnolo Tiago permette a Vanni di lasciarsi definitivamente alle spalle relazioni poco felici per iniziarne una sincera e matura. Tiago è una vera e propria figura salvifica per Vanni, perché è quasi il suo opposto: quanto è dubbioso e titubante l’uno, tanto è spontaneo, allegro e sicuro di sé l’altro. È proprio durante una notte trascorsa con Tiago che Vanni si mette a leggere una poesia della Ocampo intitolata Come un delfino, da cui prende il titolo il romanzo.

«Anche tutta la vita, la mia intendo, è sempre stata proprio come quella di un delfino: un’alternanza di interminabili momenti in fondo al mare e poi un riemergere per brevi istanti».

«La vita di tutti è così. È la vita!».

«Non lo so, io ho avuto spesso la sensazione che molti, semplicemente, siano capaci di galleggiare, mentre solo pochi sanno nuotare in una direzione e procedere oltre nonostante le correnti. Boh, non volevo dire…» ho detto confuso.

Poche pagine dopo, nonostante i due stiano per affrontare le difficoltà di una storia a distanza a causa di motivi lavorativi, si affaccia per la prima volta il loro desiderio di diventare genitori.

«Tu lo sai che noi due siamo già una famiglia» ha detto Tiago.

«Per fare una famiglia ci vogliono dei figli» ho risposto.

«E chi l’ha detto?».

«Ci sono famiglie senza figli che sono comunque famiglie!».

«Allora diciamo che io voglio una famiglia con figli, almeno uno» ho spiegato.

«Anch’io vorrei un figlio e non è detto che non potremo averlo» ha detto Tiago.

«E come?» ho chiesto.

«Intanto non preoccupandoci della nostra distanza e affrontando la vita con spirito positivo».

«Io invidio il tuo ottimismo» ho detto.

«Io ti amo».

Nella terza parte, come anticipato, Tiago e Vanni vivono in Stati diversi, ma non hanno smesso di pensare all’idea di avere un figlio. L’occasione buona arriva con Amandine, una collega e amica di Vanni che prova il desiderio di portare in grembo un bambino pur non avendo desiderio di diventare madre, e che si offre quindi di aiutare i due a coronare il loro desiderio di paternità. Vanni decide anche di incontrare di nuovo i genitori – col padre si vede poco, siccome non accetta del tutto la relazione con Tiago − e in quell’occasione confida al padre di essere preoccupato per l’imminente trasferimento da Bruxelles a Skopje; questi gli consiglia di tenere un diario.

«Un diario?» chiesi.

«Sì, un diario. Sarà tutto nuovo e differente da qui, e poi ti sembrerà normale e non saprai più ricordare» fece lui.

«E tu che ne sai?» gli domandai con un’aggressività inutile che non riuscii a trattenere.

«Non lo so: ma penso sia una cosa buona e che ti aiuterà a passare il tempo se hai paura della noia del posto dove andrai» mi spiegò. poi ti sembrerà normale e non saprai più ricordare» fece lui.

Attraverso il diario assistiamo alla quotidianità di Vanni, che visita Skopje alla scoperta di usi e costumi locali. Amandine inizia le procedure per la fecondazione assistita e il periodo che passa prima di restare incinta è vissuta con nuove angosce da parte di Vanni, supportato a distanza da Tiago. Il diario si chiude con la morte del padre e una riflessione sul suo ruolo nella vita di Vanni.

Io mi rendo conto, ora che mio padre non c’è più, che il mio unico problema è e resta sempre lui. È stato sempre mio padre che avrei voluto afferrare, da bambino come da adulto. È ora di riconoscerlo e provare ad accettare questo mio desiderio.

È per tale ragione che me ne sono allontanato e per tale motivo, anche da lontano, pur dicendo ch’avrei voluto liberarmene, ho provato invece a stringerlo a me. Ma non ha funzionato, lui non si è fatto acchiappare, ha sempre rifiutato qualsiasi briglia, ogni avvicinamento, ciascun seppure piccolo compromesso, e io ogni volta ho fallito.

Nella quarta parte troviamo Tiago e Vanni finalmente genitori. Il quadro sembra ormai perfetto, ma il destino ha ancora qualcosa in serbo per Vanni, che dovrà affrontare “per l’ultima volta” i suoi fantasmi e sconfiggerli per amore di chi ama.

Come ho scritto in precedenza, Come un delfino è un libro dallo stile raffinato e con un buon approfondimento psicologico anche nei dialoghi, che molte volte contengono lunghi scambi di riflessioni tra i personaggi. Vanni è un uomo insicuro e per certi aspetti fragile, che però al momento del bisogno dimostra di essere capace di reagire per se stesso e per gli altri; in più, è desideroso di vivere la sua identità omosessuale in modo pieno, senza sotterfugi e mezze verità. I numerosi personaggi principali sono sviluppati bene – in primis il padre, la madre, la nonna, Maso, Tiago −, e sanno quindi farsi amare, oppure odiare dal lettore.

Il libro, nonostante sia lungo, è scorrevole e si legge velocemente, con la sola esclusione della parte relativa al diario, che a volte mi è parsa un po’ fine a se stessa, senza dare concreti sviluppi alla storia. Un elemento interessante che ho notato ricorrere più volte è l’introduzione di diversi personaggi con una specie di medias res, oppure addirittura nel momento in cui stanno per uscire dalla vita di Vanni; se in alcuni casi ho apprezzato questa scelta – è inutile soffermarsi su episodi futili −, in altri non mi ha permesso di creare un reale legame col personaggio, per cui ho letto quel che gli accadeva senza un vero trasporto, oppure mi è parso un po’ togliere spazio a personaggi ed eventi a essi legati che forse avrebbero meritato qualcosa di più.

VALUTAZIONE FINALE

Tirando le somme, Come un delfino è un romanzo lungo ma scorrevole che si legge con piacere, sostenuto da una prosa elegante e da un accurato approfondimento psicologico della vita interiore del protagonista. Attraverso l’occhio di Vanni, che seguiamo dall’infanzia fino all’età adulta, Pirozzi tratta con maestria tematiche universali, come il rapporto con i genitori e i fratelli, la ricerca di un proprio posto nel mondo e la lotta contro grandi e piccole ansie e preoccupazioni quotidiane. Inoltre, affronta con sensibilità e rispetto argomenti più specificatamente LGBT, come l’accettazione di sé e la possibilità di diventare genitori attraverso la maternità surrogata.

Pertanto, la mia valutazione finale è 4,5/5.

Classificazione: 4.5 su 5.

SCHEDA LIBRO

Autore: Gianluca Pirozzi

Anno: 2019

Lingua: italiano

Editore: L’Erudita – Giulio Perrone Editore

Pagine versione cartacea: 359

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